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Chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà

Pubblicato il: 07/07/2010 12:41:01 -


In molte scuole di tutta Italia ci sono ancora persone che credono nell’importanza della partecipazione dei genitori nella scuola. Vorrei testimoniarvi il percorso di impegno del Comitato Genitori che presiedo, perché ritengo sia simile a quello di molti altri di cui, purtroppo, poco o nulla si parla. Sono convinta che il loro impegno sarebbe più produttivo ed efficace se i Comitati Genitori venissero istituzionalizzati non più come facoltativi, ma obbligatori, e se fossero istituite le Consulte dei Genitori, coordinando i Presidenti dei Consigli di Istituto.
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Siamo un gruppo di genitori di un istituto comprensivo di Verona. Da qualche anno abbiamo iniziato a interessarci di scuola e di educazione. Alcuni di noi sono associati all’AGe, altri al CGD, associazioni di genitori nate negli anni dell’introduzione degli organi collegiali nella scuola, anni in cui maturava l’idea della scuola come “comunità educante”, non più autoreferenziale, ma aperta a una gestione collegiale e democratica.

Abbiamo costituito un Comitato Genitori, consapevoli che, per poter essere una risorsa significativa per la scuola, è necessario unire le voci, creare un luogo di confronto e sintesi delle idee e delle proposte. Siamo persone differenti, politicamente non assimilabili, unite dall’interesse per l’educazione dei nostri figli e dalla convinzione che sia necessaria un’alleanza tra adulti educatori, genitori e insegnanti. Anno dopo anno abbiamo visto le nostre scuole sempre più in difficoltà, a causa delle scelte politiche (tagli economici e del personale, delle riforme calate dall’alto e senza fondamenta pedagogiche), ma anche di una più vasta crisi educativa e culturale che investe l’intera società.

I problemi sembrano insormontabili: il drastico taglio dei finanziamenti per il funzionamento didattico, la crescita esponenziale dei contributi scolastici a carico delle famiglie per supplire all’insolvenza dello Stato, l’innalzamento del numero di alunni per classe, la perdita delle compresenze, la difficoltà di nomina dei supplenti, il mancato rimborso dei residui attivi, la concentrazione dei problemi nelle classi (casi sociali, copertura minima dei sostegni per i disabili, aumento degli alunni stranieri…), la diminuzione del tempo scuola, la perdita di decine di migliaia di insegnanti e collaboratori scolastici, l’aumento della dispersione scolastica e il calo dei fondi per il recupero, la crisi dell’alleanza educativa tra genitori e insegnanti, la campagna mediatica che presenta gli insegnanti come fannulloni e i genitori come totalmente inadeguati, una cultura diffusa che svaluta l’istruzione e che non premia l’impegno, la frammentazione sociale che ha quasi annullato la capacità di un agire collettivo ecc. ecc.

La tentazione di ciascuno di noi è la frustrazione, la rassegnazione, l’isolamento nel privato individuale o familiare, la demotivazione all’impegno. Ma, come genitori, non possiamo sottrarci alla responsabilità educativa nei confronti dei nostri figli e quindi sentiamo che è necessario reagire allo sconforto.

Al di là di tutto, ci sono i bambini. L’educazione dei bambini non può che continuare a essere al centro delle nostre priorità. E per svolgere questo compito genitori e insegnanti devono creare relazioni autentiche, di rispetto e riconoscimento reciproco, di vera condivisione educativa. L’educazione dei bambini è una responsabilità che investe l’intera comunità, non solo i genitori e gli insegnanti. C’è una GENITORIALITÀ SOCIALE che impegna l’intera collettività.

I bambini sono cittadini e rappresentano la speranza e il futuro della società. Se la politica e l’economia sembrano dimenticarsene, questa verità andrebbe nuovamente ribadita e diffusa nell’opinione pubblica.

La Scuola dovrebbe essere messa nelle condizioni di poter aiutare ogni bambino, anche se povero, straniero o disabile, a diventare un cittadino libero, responsabile e felice.

Con il nostro Comitato, abbiamo pensato di non restare a osservare immobili il negativo che avanza, aspettando il miracolo.

Non abbiamo la pretesa di poter realizzare cambiamenti radicali, ma sentiamo il dovere di un coinvolgimento personale e sociale a sostegno delle nostre scuole e dei nostri ragazzi.

Vorremmo riuscire a rimettere in moto la capacità di reazione e azione, di coinvolgimento e partecipazione. Recuperare entusiasmo ed energia, raggiungere la sorgente di speranza sepolta nell’interiorità delle persone e rimettere in moto le energie bloccate dalla convinzione di essere impotenti e ininfluenti.

Vincere l’isolamento e recuperare la voglia di mettersi insieme; tornare a credere che un cambiamento è possibile, a partire da noi. Trovare valori, idee, sogni ed emozioni che ci aiutino a rimettere al centro i bambini e l’educazione. Ma… da dove ripartire ?

Siamo andati a trovare Mario Lodi, grande maestro e pedagogista, a Drizzona, nel cascinale dove vive e dove ha sede la “Casa delle Arti e del Gioco”, da lui fondata. Sapevamo che è una persona speciale; che ha scritto molti libri, tra cui forse il più noto è “Cipì!”; che è stato uno dei protagonisti di una scuola fondata sui valori della Costituzione, sulla centralità del bambino anziché del programma. Promotore di un’educazione che mira a formare cittadini responsabili, liberi e democratici, non individui solitari incapaci di guardare al bene comune.

L’incontro con Mario Lodi è stato sorprendente e rivitalizzante… Eravamo partiti carichi di interrogativi, in attesa delle risposte “giuste”. Invece, abbiamo ricevuto in dono molte domande e “piste” di riflessione: riconoscere i bisogni dei bambini, partire da loro, dal loro linguaggio, dalla loro vita; prendersi cura di loro (I care, Don Milani…); aiutarli a evolversi, a superare il proprio egoismo, a passare dall’IO al NOI, alla condivisione; scoprire che rende più felici donare che ricevere, che le cose belle devono essere godute insieme. Prendersi il tempo: per ascoltarsi, per parlare, per insegnare a vivere bene insieme, in democrazia. Ricominciare dalle relazioni, pur sapendo che si comincia sempre in POCHI: insegnanti, genitori, ragazzi, insieme. Cercare di capire qual è la via per essere felici…

La scuola dovrebbe essere un luogo in cui si ama, in cui ci si vuole bene, dove si sta bene.

Abbiamo avuto il piacere di vedere pubblicato sul sito di Mario Lodi il resoconto del nostro incontro (qui il link). Poi, il nostro Comitato, con l’adesione del Consiglio d’Istituto, ha deciso di realizzare due giorni di festa, come occasione per sottolineare tutto il positivo che nella scuola ancora c’è, per dare valore e riconoscimento alle attività svolte, ai progetti didattici, all’impegno quotidiano di alunni e docenti. Perché al di là dei problemi reali, la qualità della scuola si basa, soprattutto, sulla motivazione delle persone, sulla responsabilità e la passione di tanti insegnanti, del personale ausiliario e dei Dirigenti Scolastici. La scuola si è aperta alle famiglie, si è proposta come spazio di aggregazione e offerta culturale per il quartiere, grazie anche alla collaborazione volontaria di un gruppo di artisti veronesi che ci hanno regalato un po’ della loro arte.

E così, pur essendoci avventurati nell’impresa senza alcuna risorsa finanziaria, confidando nella provvidenza, nella generosità e nel coinvolgimento volontario delle persone, siamo riusciti a fare una splendida festa, con spettacoli, laboratori, concerti, e riflessioni sulla scuola che vogliamo… (il link al resoconto della festa)

Al di là della fatica, del tempo e delle energie spese, i frutti di questo nostro impegno forse sono proprio quei semi di speranza e di entusiasmo che andavamo cercando, “il bandolo della matassa” di cui anche Mario Lodi ci parlava.

Per il prossimo anno scolastico confidiamo di proseguire il cammino iniziato, rafforzando le relazioni tra genitori e insegnanti, incrementando la partecipazione dei genitori, cercando di rispondere ai bisogni dei bambini e dei ragazzi (con interventi di recupero scolastico, laboratori ecc.), in sinergia con la scuola e con il territorio (ente locale, associazioni, altri Istituti scolastici).

Siamo convinti che mettersi in gioco, coinvolgersi, partecipare, sebbene costi fatica, ripaghi di tutto. O, detto meglio :

Filastrocca impertinente
chi sta zitto non dice niente,
chi sta fermo non cammina,
chi va lontano non s’avvicina,
chi si siede non sta ritto,
chi va storto non va dritto,
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà.
(Gianni Rodari)

… beh, almeno noi siamo partiti!

Arianna Vecchini

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